Romano di Roma, classe 1984, maestro al Bola Padel Club, uno dei circoli più prestigiosi della Capitale. Con la nazionale azzurra ha vinto il titolo europeo a squadre, nel 2021 sarà nuovamente fra i primi cinque giocatori della classifica italiana di padel
Un atleta come vive questo delicato periodo di emergenza sanitaria? “Il periodo è veramente delicato ma, sinceramente dal punto di vista sportivo, non sto soffrendo. Mi sembrerebbe egoista soffrire per non potere fare tornei liberamente, quando ci sono persone che muoiono ed altre che stanno davvero soffrendo economicamente. Noi siamo tra i pochi fortunati a continuare a lavorare e ad allenarci, all’aria aperta”.
Quando è stata la prima volta che hai preso in mano una racchetta da padel? “E’ successo all’Oasi di Pace, il circolo di un mio amico fraterno, Edoardo Pace. Ero insieme ad alcuni amici coi quali giocavo a tennis. Lo ricordo bene: ottobre 2015, sentivo il bisogno di tornare a fare sport e la racchetta è sempre stata la mia vita. Lo ammetto: la prima volta ho provato imbarazzo anche se, con la pala da padel, è stato davvero amore a prima vista”.
Adesso, ogni volta che prendi in mano la racchetta da padel, che emozioni provi? “Mi sento come un bambino al parco: libero e felice”.
Chi ti ha fatto scoprire il padel? “Lo stesso Edoardo Pace, con Cristiano Aristotile e Alessadro Tinti”.
La tua più grande soddisfazione grazie al padel? “Essere considerato uno dei giocatori più forti d’Italia e, quindi, essere convocato in nazionale”.
Il compagno più forte col quale hai giocato in coppia? “Pablo Lijó, numero 29 del Mondo: la sua classifica parla da sola. E poi anche Jordy Munoz, che è la classe in persona”.
L’avversario più forte contro il quale hai giocato? “L’avversario più forte forse non è il più forte a livello di ranking ma è quello che, come si dice in gergo, mi ha scherzato: Denis Perino, mancino velocissimo non capivo mai dove tirava, mi lasciava sempre spiazzato…”
Come si sviluppa la tua giornata tipo? “La mia prima attività è maestro di padel: faccio 8 ore al giorno di lezione. Quando mi alleno io, invece, cerco di fare meno lezioni. Poi svolgo anche una seduta atletica a settimana”.
Come sta cambiando il padel in Italia? “Sta crescendo in maniera pazzesca e durante questo periodo si sta avvicinando sempre più gente. Il livello amatoriale è impressionante e cominciano ad esserci le scuole padel, sempre più numerose: questo è il dato più importante”.
Quanto manca ancora all’Italia per avere suoi giocatori stabilmente nel tabellone del World Padel Tour? “Manca ancora tantissimo anche se sento spesso parlare del contrario. Ma non è così per quanto riguarda gli uomini siamo lontanissimi. Servirebbe un giovane di 18 anni che si trasferisca in Spagna, in pianta stabile per provarci. I giocatori del World Padel Tour non lavorano e si possono allenare tutti i giorni, due volte al giorno e sempre tra loro quindi riuscendo sempre a tenere un ritmo altissimo”.